Nonostante il vecchio proverbio ci assicuri che “una mela al giorno toglie il medico di torno” può capitare che proprio dalla mela qualche fastidio lo si può avere. Forse degli effetti non sempre benefici della mela ne erano consapevoli i Latini che, nel chiamarla “ mālum “ sembravano volessero suggerirne il significato non proprio terapeutico.
Che la mela non abbia sempre portato fortuna agli uomini è storia, anzi preistoria, vecchia.
I primi a provarlo sulla loro pelle furono proprio Adamo ed Eva che, non contenti di godere della spensierata e oziosa pace dell’Eden in cui avevano avuto la ventura di essere collocati, vollero assaggiarla per ricavarne il dono della Conoscenza del Bene e del Male da cui Il Creatore li aveva messi in guardia. E rimasero senza la Conoscenza e senza il Paradiso, probabilmente rammaricati di non avere assaggiato qualche altro frutto magari più appetitoso.
Apparentemente frutto semplice e frugale, la mela, però, ha un potere di seduzione che altri frutti ignorano. Fu, infatti, “malum discordiae”, il pomo della discordia, che, stando a quanto racconta il mito, Paride donò ad Afrodite riconoscendola nel confronto con Atena ed Era come la dea più bella e più generosa, visto che gli aveva promesso l’amore della bellissima Elena. Il fatto che Elena fosse moglie del greco Menelao, re di Sparta sembrava un particolare irrilevante nella fuga romantica verso la reggia di Ilio, dove Paride, principe troiano, volle condurla. Alla fine, però, non lo fu. I Greci, con Agamennone in testa, vollero vendicare l’affronto recato a Menelao e così per dieci anni i Troiani dovettero affrontarli per poi assistere inermi alla fine della loro città.
Di questo potere seducente ne fu vittima anche Atalanta, la mitica eroina figlia di Iasio, re dell’Arcadia. Sebbene contraria al matrimonio per via di un oracolo che non le aveva disegnato un roseo futuro da sposa, predicendole, secondo alcune fonti, l’immediata trasformazione in animale, secondo altre, invece, la perdita delle sue abilità di cacciatrice, alla fine era stata costretta a cedere alle insistenze paterne di accettare una tranquilla sistemazione coniugale. Atalanta dettò le sue condizioni: avrebbe sposato solo il pretendente capace di superarla nella corsa, nel caso contrario avrebbe avuto lei stessa il piacere di ucciderlo ed eliminarlo dalla contesa. Le cose andarono bene per Atalanta fino a quando non fece il suo ingresso nel nuziale agone Melanione e con lui anche le mele. Erano, infatti, tre le mele auree che Afrodite, chiamata in aiuto dal giovane innamorato, aveva colto nel Giardino delle Esperidi e che, vantando una ormai nota familiarità con i poteri di questo frutto, gli aveva consigliato di lanciare una alla volta durante la gara. Atalanta, infatti, incapace di resistervi, non poté fare meno di fermarsi per raccoglierle, interrompendo la sua corsa e pregiudicandone la vittoria.
Non sempre foriera di guai, però, la mela dalle remote e arcaiche pagine del mito passa a quelle di leggende più storicamente verosimili dove, identificandosi in una prova da superare, diventa addirittura il pretesto per l’indipendenza politica di una comunità: quella elvetica.
La leggenda medievale ci racconta che verso il 1300 d.C. Guglielmo Tell, l’eroe svizzero nazionale, non essendosi inchinato al cappello imperiale, simbolo del potere asburgico, fu costretto a superare una non facile prova: colpire una mela posta sul capo del figlioletto. Poiché, se avesse fallito, sarebbe stato condannato a morte insieme al figlio, Tell aveva portato un’altra freccia da scagliare contro Gessler, il rappresentante imperiale. Una volta scoperta la sua intenzione, si decretò la sua condanna alla prigione perpetua per raggiungere la quale era necessario attraversare il lago di Lucerna. La provvida tempesta che si abbatté durante il tragitto gli permise di fuggire e di poter uccidere Gessler come aveva pensato. E così se è vero che “ poca favilla gran fiamma seconda” l’eco della sua impresa spinse la popolazione alla lotta per l’indipendenza.
Ancora nella sua veste positiva la mela si fa strada nella storia, per l’esattezza nella scienza e la troviamo nella raffigurazione che la tradizione scolastica ci ha tramandato della newtoniana scoperta della forza di gravità. Il racconto, un tempo ritenuto solo uno scherzoso aneddoto, ma adesso rivalutato nella sua veridicità, ci dice che un giorno nel lontano 1666 lo scienziato, mentre riposava sotto un melo, fu colpito alla testa da una mela caduta dall’albero e, da vero English man, invece di arrabbiarsi, fu pronto a chiedersi perché il frutto fosse caduto verso il centro della Terra e non verso l’alto, anticipando così la sua teoria della forza gravitazionale.
Dalla scienza la nostra mela non esita a entrare nella magia della fiaba riprendendo i nefasti poteri già mostrati. La troviamo in Biancaneve dei fratelli Grimm del 1812 nel suo accattivante aspetto e irresistibile promessa amatoria cui la protagonista non sa resistere. Con la certezza che riassumerne la trama sarebbe offensivo per i lettori, ci si limita a ricordare le illustrazioni di sempre che raffigurano la bella principessa nel momento in cui cade per terra con la mela morsicata che le rotola accanto.
L’accostamento visivo a un noto logo che il mondo tecnologico ci mette ogni giorno sotto gli occhi è immediato. La mela morsicata, “croce e delizia” dell’umano sapere è ormai il simbolo di un mondo che non si finisce mai di esplorare e che ci dà l’accesso a infinite conoscenze con cui ci accontentiamo di compensare quella Conoscenza mai raggiunta e che apparve racchiusa in una piccola e semplice mela da cui ha avuto inizio il cammino dell’uomo.
Una mela al giorno
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