Come le foglie

A volte le piccole cose sanno dirci tanto e questo accade alle fragili, tenere, esili e leggere foglie che, sin da quando l’uomo ha saputo esprimere in versi il suo sentire, sono diventate il simbolo di tutta l’esistenza umana. Sanno essere, infatti, desiderato riparo alla calura delle belle stagioni, quando nel vigore della loro verde forza si stagliano sicure e salde sui rami, quasi orgogliose di sentire l’abbraccio vitale del loro albero, ma devono accettare la loro condizione di una fragilità senza scampo, quando compiuto il loro tempo, diventano rassegnato ostaggio del vento autunnale. Il primo poeta greco ad associare le foglie alla vita dell’uomo è stato Omero che nell’Iliade, VI,145-149, paragona la stirpe degli uomini a quella delle foglie, quando dice:“ Le foglie, alcune il vento le sparge a terra, altre il folto bosco ne fa nascere, quando giunge il tempo della primavera”. Questa dualità vita/morte che le foglie sanno evocare è colta da Mimnermo, poeta greco del VII-VI sec. a.C. che riesce a esprimerla con una precisa similitudine :“Come le foglie che nascono nel tempo rigoglioso della primavera e crescono veloci, noi per un attimo conosciamo i fiori della giovinezza. …
Le nere dee ci stanno accanto portando l’una il segno della triste vecchiaia e l’altra della morte”.
La vecchiaia dell’uomo di solito è rappresentata dalle foglie staccate dai rami e disperse dal vento e proprio all’immagine delle foglie che, fluttuando nel vento, disperdono i responsi ci riporta Virgilio( I sec. a. C.) nel VI libro dell’Eneide, 74 – 76, quando il suo Enea chiede alla Sibilla di non affidare la profezia del futuro alle foglie che ingannano, ma alle parole veritiere.
“… foliis tantum ne carmina manda,
ne turbata volent rapidis ludibria ventis;
ipsa canas oro”.
“… non affidare alle foglie i versi
affinché agitati non volino come oggetto di scherno per i venti veloci;
Imploro che tu stessa lo dica con parole”.
Se le foglie disperse nel vento sono ingannevoli e inaffidabili per poter trovare le parole della verità rivelata dall’oracolo, tristi e malinconiche sono quelle evocate sempre da Virgilio nel VI libro, ai versi 309 – 310, quando così descrive le anime dell’oltretomba accalcate sulle rive dell’infernale fiume Acheronte, in attesa di essere traghettate da Caronte:
“quam multa in silvis autumni frigore primo
lapsa cadunt folia” .
“quante foglie nei boschi al primo freddo d’autunno
scosse cadono”.
Il salto da Virgilio a Dante è immediato, nonostante i tredici secoli di distanza cronologica: Dante, infatti, nell‘Inferno III, 112 – 117, riprendendo la similitudine virgiliana, paragona le anime dei dannati in attesa di essere traghettate da Caronte alle foglie che in autunno si staccano dai rami.
“Come d’autunno si levan le foglie
l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie,
similmente il mal seme d’Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una …”

A questo punto, offuscatosi via via il momento della piena seppur effimera vitalità primaverile, è proprio l’immagine autunnale delle foglie fragili, senza più legami né meta che prevale nel malinconico immaginario poetico.
Questo tema ritorna nei leopardiani versi di “ Imitazione”, una breve poesia che un tempo si imparava a memoria alle elementari e che con enfatica cantilena infantile così si declamava: “Lungi dal proprio ramo, /povera foglia frale, /Dove vai tu? … ”.
La stessa domanda, ma avvolta da minor tristezza, sembra porla Trilussa che riesce a colorare di una leggera vitalità il fluttuare delle foglie staccatesi dai rami, pur nella malinconica immagine autunnale, quando chiede: “Dove ve ne andate,/ povere foglie gialle,/come farfalle spensierate?/ … E non sentite la malinconia/ del vento stesso che vi porta via?”
Con Pascoli, però, che alla stagione crepuscolare ha dedicato il cosiddetto Diario autunnale in cui raccoglie otto liriche che concludono i canti di Castelvecchio, si fa più forte il senso di tristezza che le foglie cadute evocano:“ Cadono sopra loro foglie morte./ Sono con loro morte foglie sole./Vanno a guardare l’agonia del sole.(II) “ E ancora: “ Erano foglie, foglie secche, i passi/ cadute ai vecchi tigli, ai vecchi ornelli(III)”.
Non più malinconica nostalgia per una pienezza di vita ormai passata, ma angoscia per il pensiero della morte vicina, sentita dai soldati come l’inesorabile destino cui sono condannati a soccombere come le foglie autunnali, è il grido sommesso ma straziante di Ungaretti che nella sua lirica Soldati del1918 così sussurra: “Si sta come /d’autunno/ sugli alberi/ le foglie”.
Ormai le foglie rappresentano solo il destino di morte e simboleggiano la fine di qualcosa prezioso e amato come la vita o l’amore che di essa è parte fondamentale.
Per meglio piangere sulla fine di un amore, le foglie sono così richiamate alla memoria da Prevert nella sua poesia “Le feuilles mortes che nella traduzione italiana risuonano grosso modo così“: ”Oh, vorrei tanto che tu ricordassi/ i giorni felici del nostro amore/ Com’era più bella la vita/ E com’era più bruciante il sole/ … Le foglie morte cadono a mucchi/ come i ricordi e i rimpianti…”.
Musicati da Kosma, i versi di Prevert trovano nella malinconica linea melodica che si dispiega in un susseguirsi di intervalli di quarta – per intenderci sono i passaggi armonici di brani conosciuti come Mi sono innamorato di te o Vedrai vedrai – la loro naturale espressione musicale e diventano un universale tesoro artistico di cui si sono impossessati gli artisti di ogni epoca.
In questo sguardo musicale suggerito dall’incontro di musica e poesia che le foglie morte hanno saputo creare non si può non iniziare proprio dallo scenario francese in cui si impone, affascinante nella voce calda e nello sguardo intenso, Yves Montand https://www.youtube.com/watch?v=8Na0VbDT9BI

La dolcezza della lingua francese si dispiega ancora nella triste voce di Juliette Greco https://www.youtube.com/watch?v=n9Sfx3c7fR0
che in un arrangiamento musicale essenziale evoca le atmosfere dell’esistenzialismo di moda e nel marcato vibrato vocale di Mireille Mathieu https://www.youtube.com/watch?v=fAd8y8lmWms
o di Edith Piaf https://www.youtube.com/watch?v=IbWRya0vgw4
che ne acuisce la drammaticità espressiva.
Quando il brano varca i confini d’oltreoceano per approdare negli States, ritrovandosi con il nuovo titolo di “Autumn leaves”, si contamina delle varie e complesse sonorità che il jazz intanto creava e sembra ritrovare la sua vera e completa armonia.
Se è impossibile elencare tutte le esecuzioni del brano, appare indispensabile ricordarne alcune. Tra le interpretazioni swing strumentali pianistiche vale la pena riascoltare le versioni di Erroll Garner https://www.youtube.com/watch?v=PZ_si4imwac, di Oscar Peterson https://www.youtube.com/watch?v=MLn3YHeeaKc, di Bill Evans https://www.youtube.com/watch?v=r-Z8KuwI7Gc
e di Beegie Adair https://www.youtube.com/watch?v=axvSOajtSkc.
Non mancano sublimi interpretazioni anche tra gli strumentisti a fiato come quella eseguita insieme da Chet Baker alla tromba e da Paul Desmond https://www.youtube.com/watch?v=sgn7VfXH2GY al sax, quella di Scott Hamilton https://www.youtube.com/watch?v=6oe094-Vrek
e Coleman Hawings https://www.youtube.com/watch?v=-arN8RqqBIQ
al sax, ancora quella di Miles Davis https://www.youtube.com/watch?v=rsz6TE6t7-A
e di Dizzy Gillespie https://www.youtube.com/watch?v=U494BUlRInk
alla tromba.
Come un ponte tra esecuzioni strumentali e quelle vocali s’impone l’interpretazione che del brano ci dà Eric Clapton https://www.youtube.com/watch?v=UQlFOX0YKlQ
riuscendo ad alternare le limpide e note della sua chitarra con quelle sussurrate con una voce mite, distaccata ma mai fredda.
Siamo entrati nel vivo delle interpretazioni canore delle ballad ed è obbligatorio iniziare proprio ricordando quella di Frank Sinatra https://www.youtube.com/watch?v=Q9vZ3hHyJL8 che con inusuale tristezza così canta:

“The falling leaves drift by the window/ the autumn leaves of red and gold. /I see your lips, the summer kisses/ The sun-burned hands I use to hold … “.

Se l’interpretazione di Tony Bennet https://www.youtube.com/watch?v=7yWgSzoAT3Y sa restituire al brano più vivacità, dalla malinconica espressione non si allontana la voce di Nat King Cole https://www.youtube.com/watch?v=ZEMCeymW1Ow.

A confermare il detto “buon sangue non mente”, giunge l’interpretazione di Natalie Cole https://www.youtube.com/watch?v=TZ0cPnOilHs che entra nell’anima con la sua voce limpida eppur piena di sfumature rivelando le note più intime di un amore malinconicamente ricordato.
Brusco è il passaggio alla spensierata e frizzante voce di Sara Vaugham https://www.youtube.com/watch?v=5cZG2WnXPgk che riesce ad allontanarsi dalla tristezza del brano con il virtuosismo interpretativo del suo canto scat con cui senza l’utilizzo di parole imita e improvvisa articolati e veloci fraseggi musicali.
Bisogna infine ascoltare la voce di Ledisi https://www.youtube.com/watch?v=JXw6MtwhwDc che in un soul R&B riesce ad armonizzare le due
anime contrastanti che vivono in Autumn leaves e che sono chiaramente descritte in alcune immagini del testo:

“Le foglie che cadono scivolano dalla finestra / La foglie d’autunno rosse e dorate./ Vedo le tue labbra, i baci dell’estate/ Le mani abbronzate che ero solito stringere”.

Se le foglie d’autunno che cadono portano la malinconia di un amore passato, il ricordo della pienezza vissuta proprio nel pieno dell’estate, però, è così forte che diventa immagine presente che nel testo è resa dall’espressione I see, io vedo, più forte di I remember, io ricordo. Proprio la sintesi di questi due momenti prende vita nel brano della cantante di New Orleans che riesce ad affidarla all’intensità espressiva della sua brillante esecuzione vocale e ritmica in cui sa alternare, armonizzandole, malinconia e vitalità.
Questa polarità emotiva e sentimentale ci ricorda che la nostra vita, come le foglie, conosce lo splendore della bella stagione seguita inevitabilmente dal suo lento ma inesorabile tramonto. Diversamente da loro, però, noi non riusciamo a rassegnarci all’inevitabile condizione di fragilità scritta nel nostro destino.


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