Carissimo papà

Carissimo papà,
L’avvicinarsi del 3 agosto, la data che ha cambiato la nostra vita, mi spinge a scriverti come ho fatto proprio dieci anni fa quando ricordavamo il decimo anno della tua assenza. Adesso, pensando a questi vent’anni passati senza di te, vorrei scriverti tante cose, come se tu potessi sentirle davvero. Sai, papà, siamo di più di quelli che hai lasciato: ci sono altri nipoti, Carmelo, Salvatore, Andrea e Francesco, ddi masculuni come diresti tu, che non hai avuto il tempo di conoscere ma che avresti amato come hai amato Chiara e Maria Pia. Il primo porta il tuo nome e, sentire dire ancora Carmelo Parano, dà un’emozione a cui non ci si abitua mai, mentre l’ultimo fino a ora è Francesco il figlio di Marco, del tuo nicu, ma sta per arrivare Daniele, il fratellino che gli toglierà il privilegio di essere il più piccolo.Quando c’eri ancora tu, la più piccola era Maria Pia e ancora non parlava come tu, invece, ti aspettavi. Ti ricordi come ti preoccupavi per questo e come stavi in apprensione quando lei si avvicinava al cancello rotto della casa di Plaja e tu le impedivi di uscire? Adesso è così cresciuta che sarebbe lei a proteggerti, così come farebbe Chiara se fossi ancora accanto a noi e sicuramente molto più fragile sotto il peso dei tuoi anni. Maria Pia ha anche fatto una supplenza in una scuola elementare e tu, a vederla in classe seduta alla cattedra, ne saresti stato orgoglioso e sono certa che avresti anche pianto se fossi riuscito a esserci quando Chiara, la tua Chiaruzza, diventata improvvisamente grande, si è laureata.
La mamma mostra i segni del tempo che passa inesorabilmente e, guardandola, non ritroveresti i segni dellvitalità e della forza con cui guidava la casa e affrontava la fragilità del tuo cuore soprattutto negli ultimi anni.
Angelino qualche anno fa ci ha fatto spaventare davvero, ma, forte com’è sempre stato, è riuscito a far diventare la paura provata solo un ricordo.
Giovanni ha lasciato la Sicilia e tu non lo hai visto partire, risparmiandoti le lacrime per il distacco: è diventato il maestro Parano, anche se per antonomasia il maestro Parano resti sempre tu.
Marco è sempre più uguale a te: vive di musica e dell’amore per Francesco. Quando lo prende per mano e lo porta a vedere cavalli e cani, mi fa pensare a te, a quando ci portavi per mano e con la tua amorevole pazienza ci raccontavi storie o cantavi.
Il primo ricordo che ho di te, infatti, è quello in cui ti sento cantare e l’ultimo è quello in cui ti vedo seduto al pianoforte mentre la musica riempiva la casa.
Ci hai lasciato la tua musica, papà, non solo quella meravigliosa fatta di delicate note e degli accordi di diminuita che ti piacevano tanto, ma quella della tua anima con cui ci hai amato e abbracciato riuscendo a farci credere che la vita è bella.
Ci hai insegnato la tenerezza proprio quella che fa piangere per la commozione che certi momenti regalano e per questo so che i tuoi occhi si sarebbero inumiditi se avessi sentito Chiara raccontare questo:” Ho visto un nonno con la nipotina in braccio che diceva che era la sua vita, io ho pensato al nonno Carmelo e mi sono commossa.”.
Addio, Papà: non dimenticarti mai di noi perché se accadesse ci sentiremmo persi.


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